Una Generazione di appassionati.

La nostra attività si tramanda da generazione in generazione.
Non abbiamo memoria di quando sia iniziata, ma sappiamo che nel lontano 1850 Gaetano Raiano vinificava circa sette ettari di terreno coltivati prevalentemente a vigneto con uve Piedirosso dette Per’ e Palummo ed un uva autoctona locale a bacca bianca il cui grappolo aveva una forma a piccolo corno chiamata Corniciello.

Il vino veniva conservato in botti, che all’epoca avevano i cerchi in legno, e stipate sottoterra nei famosi ambienti chiamati cellai dove l’ambiente fresco e ventilato era idoneo per un ottima conservazione del vino. Alcune botti venivano poste in superficie sotto a delle capanne dette Pagliari al fine di ottenere una affinamento più rapido del vino dovuto al freddo invernale.

Attenzione ai particolari.

Già all’epoca la famiglia Raiano dava molta cura al vino ed alla sua conservazione. Durante la vendemmia le botti venivano utilizzate come fermentini ovvero scoperchiate da un lato e riempite di mosto per la fermentazione dell’uva. Successivamente, a vendemmia ultimata, venivano svuotate, lavate e richiuse,dopodiché il bottaio,per il trambusto subito dalle botti durante la vendemmia, infilava della paglia nelle doghe del legno e applicava la pratica della “caura” ovvero introduceva del vino bollente nella botte vuota cosicché la paglia stessa infilata nelle doghe, ingrossandosi per il calore, rendeva la botte a tenuta stagna.

Successivamente, verso marzo, nel periodo della luna calante, parte del vino che si produceva veniva imbottigliato e le bottiglie prodotte venivano stipate orizzontalmente sotto la sabbia al fine di tenerle ad una temperatura fresca ottimale lontane da pericolosi sbalzi termici. Data la posizione della bottiglia, il tappo, che era costantemente bagnato dal vino, non era permeato da ossigeno proveniente dall’esterno.